di Simona Guida
Negli ultimi anni, il legame tra la produzione alimentare e l’impatto climatico è diventato un tema centrale del dibattito sulla sostenibilità. Tuttavia, una quantità significativa di disinformazione circola su questo argomento, generando confusione e rendendo complicate le scelte personali individuali, rallentando le politiche pubbliche e generando un cortocircuito di difficile risoluzione. La disinformazione infatti, ostacola la transizione verso un sistema alimentare più sostenibile, di fondamentale importanza per il mitigamento del cambiamento climatico.
Qui di seguito alcuni spunti in merito ai principali temi suscettibili di disinformazione.
Foto di Markus Spiske su Unsplash
La produzione agricola a basso impatto
Tra i temi dibattuti a livello europeo ed internazionale occupa un posto centrale l’agricoltura industriale, in particolare la possibile sostenibilità attraverso l’adozione di tecnologie più efficienti. Sebbene le innovazioni tecnologiche possano migliorare l’efficienza, questa visione spesso trascura l’impatto ambientale intrinseco di molti modelli agricoli intensivi, in particolare l’allevamento di bestiame e le monocolture su larga scala. L’agricoltura industriale, infatti, utilizza massicce quantità di acqua, fertilizzanti chimici e pesticidi che impoveriscono i suoli, inquinano le risorse idriche e contribuiscono alla deforestazione e alla perdita di biodiversità (fonte FAO “The State of Food and Agriculture 2021. Making food systems more sustainable.”, 2021). Un esempio emblematico di disinformazione riguarda la cosiddetta “rivoluzione verde” degli anni ’60, che ha introdotto l’uso intensivo di fertilizzanti chimici, la vendita di sementi ibride selezionate geneticamente e l’irrigazione per aumentare la produttività agricola. Sebbene questi metodi abbiano fortemente incrementato la produzione alimentare, hanno anche causato importanti e irreversibili danni ambientali, come la salinizzazione dei terreni e l’esaurimento delle riserve idriche (fonte FAO “Climate Change and Food Security: Risks and Responses.”, 2016) ed incentivato la dipendenza dei produttori da pochi buyers per l’acquisto degli input essenziali come le sementi. Oggi, gli stessi approcci vengono promossi da alcune parti come soluzioni sostenibili, ignorando le lezioni apprese dal passato, incentivando una nuova “rivoluzione verde” basata sull’accesso all’informazione con l’utilizzo dei big data raccolti e gestiti da pochi attori economici e riducendo la base della biodiversità per incrementare la quantità.
Attualmente, i sistemi agroalimentari industriali sono responsabili di un terzo delle emissioni di gas serra causate dall’uomo, del 90% della deforestazione globale e del 70% del consumo di acqua a livello mondiale. Essi rappresentano la principale causa di perdita di biodiversità terrestre, esercitando una forte pressione sulle catene del valore alimentare. Inoltre, perdiamo o sprechiamo abbastanza cibo da poter sfamare 1,3 miliardi di persone affamate ogni anno (fonte WFP Campagna #Stopthewaste). Con sistemi agroalimentari efficienti, inclusivi, resilienti, sostenibili, potremmo mitigare e adattarci al cambiamento climatico, aumentare la biodiversità e ripristinare gli ecosistemi, garantendo al contempo la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione attraverso sistemi agroalimentari che promuovano diete sane e un futuro più equo per tutti (fonte FAO Word Food Forum, 2023).
Secondo il rapporto dell’European Environment Agency (EEA), già dal 2017 European Environment Agency (EEA), “Climate change, impacts and vulnerability in Europe” Report No 1/2017, la transizione verso un’agricoltura più sostenibile richiede cambiamenti radicali nei sistemi di produzione alimentare, inclusa la riduzione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, e l’adozione di pratiche agro ecologiche.
L’allevamento di bestiame e il suo impatto climatico
Un altro tema spesso caratterizzato da disinformazione riguarda la manipolazione dei risultati del dibattito scientifico in merito all’allevamento di bestiame e al suo impatto sul cambiamento climatico. L’allevamento intensivo di bestiame, in particolare quello bovino, è una delle principali fonti di emissioni di metano, un gas serra molto più potente della CO2. Le emissioni di metano provenienti dal bestiame, combinate con l’uso massiccio di acqua e di terreno necessario per il foraggio, fanno sì che l’allevamento su larga scala sia responsabile di circa il 14,5% delle emissioni globali di gas serra (fonte FAO, “The State of Food and Agriculture 2021. Making food systems more sustainable.”, 2021). La zootecnia è indicata (ad oggi) come una delle principali cause di emissioni di gas serra, deforestazione e consumo intensivo di risorse naturali, come l’acqua. (fonte Benton T. G., et al..,”The environmental impact of food production.” World Economic Forum, 2021).
Sebbene alcune pratiche (fonte FAO, “Pathways towards lower emissions A global assessment of the greenhouse gas emissions and mitigation options from livestock agrifood systems”, 2023) (come il pascolo estensivo o l’economia circolare) possano ridurre parzialmente l’impatto ambientale dell’allevamento, è ancora lontano l’orizzonte di una zootecnia da reddito che possa essere completamente neutrale dal punto di vista climatico.
Alcuni gruppi di interesse cercano di minimizzare l’impatto, manipolando i risultati del dibattito scientifico internazionale su un tema delicato dal punto di vista del nutrimento e del sostentamento delle comunità globali (fonte FAO, IFAD, UNICEF, WFP, & WHO, The State of Food Security and Nutrition in the World 2018. Building climate resilience for food security and nutrition”. Roma, FAO, 2018). A titolo esemplificativo, l’analisi degli stakeholder evidenzia alcuni attori che, nel tentativo di proteggere i propri interessi economici, anche a scapito delle evidenze ambientali o sanitarie, diffondono disinformazione. Questi includono le industrie della carne e dei latticini, dei combustibili fossili, della plastica, think tanks legati a queste industrie e lobby agricole globali. Inoltre, alcuni economisti e gruppi ambientalisti sostengono che il consumo di carne a livello individuale abbia un impatto trascurabile rispetto alle emissioni industriali. Eppure, già da diversi anni, numerosi studi e ricerche di portata europea ed internazionale (fonte Poore J. and Nemecek T. Reducing food’s environmental impacts through producers and consumers”, Science, 2018 e successive correzioni del 2019), dimostrano che ridurre il consumo di carne, in particolare quella rossa, è uno dei modi più efficaci per ridurre la propria impronta ecologica.
Migliorare la sostenibilità del settore richiede un approccio sistemico, come indicato nella Farm to Fork Strategy (fonte UE, Farm to Fork strategy, for a fair, healthy and environmentally-friendly food system, 2022), parte del Green Deal europeo, che mira alla sostenibilità. della produzione e del consumo di carne, oltre a promuovere alternative più sostenibili (fonte Pais, D.F., Marques, A.C. & Fuinhas, J.A. “Reducing Meat Consumption to Mitigate Climate Change and Promote Health: but Is It Good for the Economy?” Environ Model Assess 25, 793–807, 2020).
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Il prezzo del cibo e l’agricoltura familiare
Un altro tema strettamente legato alla disinformazione è quello del costo del cibo e del modello produttivo in piccola scala, ovvero tipico dell’agricoltura familiare. In molte parti del mondo, il prezzo degli alimenti è direttamente influenzato da politiche agricole e sovvenzioni statali, che spesso favoriscono la produzione su larga scala rispetto all’agricoltura familiare o biologica. Questo crea un paradosso: alimenti prodotti in maniera più sostenibile spesso risultano più costosi per i consumatori, nonostante il loro minore impatto ambientale (fonte Benton e al, “Food system impacts on biodiversity loss: Three levers for food system transformation in support of nature”, 2021).
L’agricoltura familiare, che rappresentano oltre il 90% delle aziende agricole globali, occupa circa il 70-80% delle terre agricole e producono circa l’80% del cibo mondiale in termini di valore (fonte FAO, Rapporto sullo Stato dell’Alimentazione e dell’Agricoltura SOFA, 2014 e 2021). A differenza delle grandi aziende agricole industriali, l’agricoltura familiare tende a promuovere pratiche più rispettose dell’ambiente, come la rotazione delle colture, l’uso di fertilizzanti organici e metodi di irrigazione più efficienti. Queste pratiche aiutano a preservare la biodiversità, migliorare la fertilità del suolo e ridurre l’impatto ambientale complessivo, in particolare in contesti di agricoltura sostenibile. Inoltre, l’agricoltura familiare svolge un ruolo fondamentale nel sostenere le economie rurali, mantenendo vivi i territori e preservando le tradizioni agricole locali. L’approccio olistico dell’agricoltura familiare permette anche una maggiore adattabilità ai cambiamenti climatici rispetto all’agricoltura intensiva, grazie a un uso più integrato e diversificato delle risorse naturali Forum rurale mondiale, “Raccomandazioni della VIII Conferenza Mondiale sull’agricoltura familiare”, 19-21 marzo 2024. Vitoria-Gasteiz, in Spagna).
Il modello della produzione dell’agricoltura familiare è anch’essa (come l’agricoltura industriale) suscettibile di sfruttamento dei lavoratori agricoli stagionali (in particolare lavoratori migranti, fonte Open Society Foundations, European Policy Institute, “Are agri-food workers only exploited in southern Europe? Case studies on migrant labour in Germany, the Netherlands and Sweden.” 2020), ma le organizzazioni che rappresentano i piccoli produttori in Europa sono identificate come i possibili ed importanti attori con cui relazionarsi, per arginare il fenomeno attraverso una corretta informazione dei termini legali del lavoro agricolo stagionale (fonte Oxfam Intermón Ruiz-Ramírez C.; Instituto Universitario de Estudios sobre Migraciones (IUEM) – Universidad Pontificia Comillas Castillo-Rojas-Marcos J., Molinero-Gerbeau Y. , “Essential but invisible and exploited, a literature review of migrant workers’ experiences in European agriculture”, 06/2024)
Per un sistema alimentare sostenibile
Il cambiamento climatico è una sfida globale che richiede un’azione comprensiva in tutti i settori, compresi i sistemi agroalimentari. La spinta verso la sostenibilità dovrebbe in primis superare gli interessi immediati del profitto, verificata nelle esigenze e sfide locali, supportando e implementando soluzioni sostenibili che possiamo espandere su larga scala. Tuttavia, la disinformazione in merito alle esigenze della produzione alimentare sostenibile, mette a rischio la loro sopravvivenza e la loro capacità di contribuire a un sistema alimentare sostenibile.
La disinformazione sulla produzione alimentare e il suo impatto ambientale è un problema complesso che richiede un approccio multidimensionale. La transizione verso un sistema alimentare più sostenibile richiede infatti collaborazione tra tutti i livelli, dai produttori, consumatori ai decisori istituzionali e politici. La crescente consapevolezza delle interrelazioni tra produzione alimentare, salute umana e sostenibilità ambientale ha portato a un maggiore interesse al tema. È essenziale affrontare criticamente la disinformazione e promuovere una cultura del cibo che valorizzi le pratiche sostenibili. Attraverso l’educazione, l’innovazione e l’impegno collettivo, è possibile costruire un futuro alimentare che rispetti il pianeta e promuova la salute delle generazioni future.
Foto di Markus Spiske su Unsplash
Un’attenzione particolare deve essere rivolta alle politiche agricole, affinché queste incoraggino forme di agricoltura più sostenibili e supportino le piccole aziende agricole che, come già sottolineato, hanno un impatto significativo sulla sicurezza alimentare e sulla biodiversità. Investire nella ricerca e nello sviluppo di pratiche agricole innovative, così come nella diffusione di informazioni accurate e affidabili, sarà cruciale per superare le sfide globali legate alla produzione alimentare e al cambiamento climatico. Infine, la responsabilità non ricade solo sui produttori e sui legislatori, ma anche sui consumatori. L’importanza di scelte alimentari consapevoli e sostenibili può avere un impatto significativo sull’ambiente.
Promuovere la trasparenza nella filiera alimentare e incentivare un consumo responsabile attraverso una corretta informazione rappresentano passi fondamentali per garantire che le nostre scelte alimentari contribuiscano a un sistema alimentare più giusto e sostenibile.